Vincenzo Eulisse Artista e docente all'Accademia d'Arte di Salisburgo con il Maestro Vedova e di Urbino.

Sono molto attento al lavoro degli artisti giovani e quando ho visto le sue montagne incantate ho sentito subito il talento della giovane Tatiana. “Immagini del pensiero”, così presenta la sua pittura enigmatica e seducente. Memore dell’espressionismo astratto lo rivisita e le macchie informali e gestuali si concretizzano in presenze figurali, interpretazioni soggettive della natura. Mai l’artista si lascia sedurre dal fascino dell’arte povera, vecchia riproposta di un manierismo postdada che continua ad impestare le biennali con il suo lezzo di cadavere mummificato. Oggi i critici, alcuni mercanti, certi miliardari e alcune riviste d’arte pompano personaggi privi di idee, produttori di “capolavori” copiati dai mitici protagonisti del Surrealismo e del Dadaismo. Case delle aste e televisioni private, ingannano gli inesperti collezionisti propagandando sacchi di spazzatura. La Carapostol dopo aver studiato le varie tecniche della pittura ha imboccato un sentiero che ha percorso con grande passione fino a giungere a una sua “maniera”. Uno dei suoi quadri che amo di più si intitola “Non ti conosco”: Sul fondo di un vulcano sfregiato da pennellate bianche e rosse lancia i suoi veleni contro un cielo scuro, vincendo la paura, sputando fiamme rosa, celesti e gialle. Facile sarebbe citare Schifano ma le radici affondano nel cuore di Ensor e nella leggenda del fantastico nord. Sotto il vulcano due teste affogano nel colore e ci guardano aspettando un gesto che le liberi dal cataclisma . Tatiana ha scoperto il fascino della metamorfosi della natura che dipinge rivelando i misteriosi ingressi del conscio e dell’inconscio. Nel paesaggio della nostra artista il colore ha una grande libertà espressiva e ritorna la continua dialettica tra scrittura e sogno, fra elemento spaziale ed elemento temporale. Viola scuro di una ferita inferta ad una roccia, argento dell’acqua, accensione di un rosso, stupore statico di un azzurro. Nello sfiorare la realtà la pittura non congela l’oggetto, ma instaura una personale dialettica espressiva. La memoria del suo paese d’origine si concretizza nelle sue opere e il paesaggio esplode in modo tale che la nostalgia si trasforma in pennellata rapida ed energica e il segno non é mai casuale ma sempre memore della realtà. I suoi paesaggi notturni evocati dal ricordo sono il fondo di una scatola magica dalla quale esce un’onda di colore sempre in movimento e mai cristallizzata da immagini banali e consuete. Quando l’artista é vinta dalla commozione le sue montagne franano sulla tela per divenire “Opere aperte”, lontane da ogni manierismo e da ogni catalogazione. Venezia é diventata così avara con i suoi artisti che l’unico consiglio che do a Tatiana é di sognare sempre e di continuare a dipingere con ardore ignorando il provincialismo che soffoca Venezia e il Veneto.